Al M.to Rev.do Padre John Henry Newman Superiore della Congregazione dell’Oratorio in Inghilterra, questo lavoro è umilissimamente dedicato dall’Autore con sentimenti della più alta stima.

Questa introduzione a The Way to Heaven, a manual of devotion dedicate to J.H.Newman, pubblicato a Londra nel 1849 da J.Burns, 17 Portman Square, scritto dal rosminiano borgomanerese padre Giovanni Battista Pagani, induce a ritenere che tra i due grandi esponenti della Chiesa cattolica esistesse una certa familiarità forse dovuta ai reciproci rapporti di collaborazione in ambito ecclesiale nel tempo in cui, nel Regno Unito, il Newman dava vita alla Congregazione degli Oratoriani e il Pagani assumeva la responsabilità dell’Istituto della Carità.
John Henry Newman, canonizzato il 13 ottobre 2019, e Giovanni Battista Pagani furono protagonisti appassionati e consapevoli del ruolo a loro assegnato nel periodo – prima metà dell’800 – in cui in Inghilterra si stava ricostituendo la gerarchia ecclesiastica.

John Henry Newman

J.H.Newman nacque a Londra nel 1801 da famiglia anglicana e dopo aver ricevuto il diaconato e il presbiterato in quella religione, diventò cattolico nel 1845 e nel 1847 nuovamente riceve l’ordinazione sacerdotale essendo accolto in questa Chiesa nella quale morì nel 1890.
Nominato cardinale, senza ordinazione episcopale, nel 1879 da papa Leone XIII, trascorse gli ultimi anni della sua vita scrivendo poderosi volumi su temi di varia natura e curando l’edizione delle sue opere.
Molteplici quindi le circostanze che portarono a incontri tra Rosminiani e Oratoriani quali le frequentazioni a Oxford di padre Gentili, primo Superiore del Pagani, con Newman che ebbe altresì come suo prediletto discepolo padre William Lockhard divenuto in seguito seguace di Antonio Rosmini.
Va certamente annoverata anche la lettera che Pagani, figura molto conosciuta e venerata nel clero inglese, ricevette nel 1855 da Newman in occasione del decesso del grande roveretano, essendone il Vicario.

Giovanni Battista Pagani

Il borgomanerese Giovanni Battista Pagani, primo successore di Rosmini e Preposito Generale dell’Istituto della Carità, nacque il 14 maggio 1806 da Bartolomeo e da Maria Cristina Dulio, sesto di sette fratelli e sorelle: Angela Maria Catterina, Angela Maria, Catterina Maria, Giovanni Battista, Maria, il nostro Giovanni Battista e Bartolomeo.
Il matrimonio dei genitori venne celebrato il 29 maggio 1798 dal Canonico Giacomo Cominazzini, previa una comunicazione verbale il giorno 27 durante la messa solenne della domenica di Pentecoste essendosi omessa la pubblicazione cartacea per decreto della Curia vescovile.
Infatti la madre Cristina Dulio era reduce da un precedente matrimonio contratto il 3 novembre 1793 con Giovanni Antonio Giacometti morto assassinato (stylo ferreo transfossus) il 21 settembre 1794 da cui nacque il 28 novembre la figlia postuma Maria Angela Giovanna.
I suoi primi studi furono a Borgomanero dove frequentò due anni di Latinità e due di Umanità e Retorica e successivamente un anno di Logica e Matematica nel Seminario di Gozzano e altri quattro di teologia in quello di Novara.
Superati gli ostacoli che in famiglia si inframmettevano, grazie alle preghiere e al sostegno della madre, entrò in Seminario e a soli 22 anni ricevette il presbiterato dal Vescovo Cardinale Giuseppe Morozzo che subito lo nominò Prefetto della Teologia e dopo due anni Professore di Luoghi Teologici e Diritto Canonico, mentre nel settembre 1831, a 25anni, divenne Direttore Spirituale del Seminario Maggiore.
Dell’attività e dell’apostolato in ambito rosminiano di Giovanni Battista Pagani molto si è biograficamente scritto: ci soffermeremo quindi solo su alcuni risvolti di carattere familiare e in ambito locale.
Iniziò da subito una collaborazione con il Vicario Generale della Diocesi mons. Pietro Scavini – personaggio che tanta parte ebbe con i suoi scritti nell’assicurare il Newman su tesi ritenute troppo aperturiste – che lo volle suo collaboratore nella stesura della Theologia moralis universalis, opera che assunse somma importanza nei Seminari dell’epoca.
L’intensa infaticabile attività a cui mai si sottrasse, lo rese molto cagionevole di salute tanto da temere per il prosieguo del suo apostolato: un’infiammazione alla gola, che nessun trattamento farmaceutico riuscì a lenire, lo prostrò per diciotto mesi con indicibili sofferenze e alte febbri che incredibilmente scomparse in modo istantaneo fecero gridare al miracolo.
Chiese poi di entrare nell’Istituto della Carità, venendo accolto nel Probandato di Domodossola il 26 ottobre 1836, e successivamente alla Sacra di San Michele, abbazia affidata alle cure dei Rosminiani, dove soggiornò ben poco avendo il Padre Fondatore intravisto in lui uno spirito intraprendente e missionario tanto da inviarlo tra i primi in Gran Bretagna dove rimase per ben 18 anni con mansioni di insegnamento e predicazione accedendo nel contempo sempre più alla direzione della Congregazione in ambito anglosassone.
Nella sua Borgomanero vivevano i parenti, alcuni anche in ristrettezze, di cui fa cenno il Prevosto don Felice Piana che ha frequentazioni personali ed epistolari con Antonio Rosmini: in una missiva datata 17 febbraio 1840 egli ringrazia il Padre

coll’accusar la ricevuta di V.S.Ill.ma con entro un luigi d’oro e lo diedi a chi spettava, cioè all’Angela Maria Pagani (sorella di padre Giovanni Battista), come mi fu scritto.

E in un’altra del 27 agosto 1846:

Ill.mo e Rev.mo Signor Abate Rosmini. Ho ricevuto pochi giorni fa franchi trenta mandati dalla bontà di V.S. Ill.ma e Rev.ma per soccorrere la sorella del Rev.do Pagani per allattare due suoi figli gemelli che ebbe ultimamente. Questa mattina glieli diedi e ringrazia molto la V.S. Ill.ma e Rev.ma e veramente ne ha bisogno ….

Questa sorella fu sposa di Celestino Valsesia di cui rimase vedova il 27 gennaio 1849 con sei figli ancora in tenera età e, nonostante la distanza, il Pagani ne condivise le sofferenze causate da difficoltà economiche e aiutandola a sopperire a esse, almeno in parte, attribuendo a lei e alla madre l’usufrutto della casa paterna.
Venne messo al corrente delle vicende della sua città dai suoi parenti – un nipote padre Fortunato Signini si trovava con lui in Inghilterra – che, laddove richiesti, non esitarono a mettersi a sua disposizione.
Alla morte di Rosmini, del quale già Vicario Generale dell’Istituto, fu eletto Preposito Generale e il suo primo impegno fu quello di preparare una degna e ampia abitazione per le Suore che sino ad allora risiedevano a Domodossola, luogo alquanto scomodo e decentrato per permettere in tempi rapidi un loro rientro per gli Esercizi spirituali e qualche giorno di riposo.
Il pensiero corse a Borgomanero su un antico convento di Francescani Osservanti, accanto al quale da tempo sorgeva una cappella dedicata alla Madonna delle Grazie, passato, dopo la soppressione delle Congregazioni religiose, nelle mani di privati.
Si affidò al cugino Giovanni per attivare le procedure di acquisizione che andarono a buon fine dandone subito notizia

Alla onoranda in Cristo sorella la Superiora Centrale delle Suore della Provvidenza a Domodossola. Colla presente si dichiara che il tenimento di chiesa, convento, giardino, vigna e rustici tutto in corpo cintato in Borgomanero già appartenente ai Padri di S. Francesco, stato ora comperato dai Signori Francesco e Giovanna Pernetti Gippini coniugi, con istrumento del 6 dicembre 1855, appartiene alle Suore della Provvidenza della attuale casa Centrale di Domodossola…

La Carissima Madre giunse a Borgomanero il primo aprile 1857 e incontrò il Preposito che già poté osservare quanto iniziato e cioè il Noviziato, il Giuniorato, la Scuola e l’Infermeria che verranno ulteriormente ingranditi con altre acquisizioni sempre intermediate dal cugino Giovanni.
Rimane ancora da identificare il ritratto fisico di Giovanni Battista Pagani che dai Padri suoi collaboratori così viene descritto:

Abitava quella bell’anima in un corpo non alto di statura: occhio ceruleo e dolcemente tranquillo, fronte serena, faccia e favella recanti le impronte di una segreta vigoria morale che appariva quando, nel parlare della virtù, prendeva sembianze e accento forti. Si disse a suo riguardo che le persone che si imbattevano in lui, vistolo una volta, non lo dimenticavano più.

Padre Domenico Mariani nella biografia aggiunge:

Come ritratto spirituale mettiamo in risalto la sua dolcezza, l’umile sentire di sé e lo spirito di pietà affuocata. Fu uomo di governo molto concreto, missionario zelantissimo, scrittore di prim’ordine. Visse solo 54 anni e mezzo e si può dire di lui quello che è l’elogio del Sapiente: Tempore brevi, explevit tempora multa.

Da tempo malato di cuore, e per il suo ministero dovendo vivere a Roma, il giorno di Natale del 1860 dopo il pranzo volle recarsi con sommo sforzo fisico alla basilica di Santa Maria Maggiore per venerare la Culla del Bambino e pregare davanti all’effige della Madonna Salus Populi Romani .
Il mattino seguente fu trovato nel suo letto immobile con le braccia incrociate sul petto come se dormisse.
Oggi riposa nel cimitero del Verano nella tomba dei Padri rosminiani.